Asta per i diritti del campionato italiano quasi del tutto deserta, chi trasmetterà il campionato?
L’appeal del calcio italiano è veramente ai minimi storici, nonostante una recente finale per una compagine del Belpaese nella massima competizione europea per club, seconda in tre anni.
Il valore del Brand serie A e quello delle leghe minori, sia entro i confini nazionali che soprattutto all’estero, attraversa un periodo di minimi storici senza soluzione di continuità.
La serie A non interessa più a nessuno?
Parliamo dei diritti TV per il triennio 2018-2021, la cui asta è praticamente andata deserta, perché nessuno degli operatori crede più in questa serie A, che è diventata palesemente monotona, incapace di qualsivoglia rinnovamento, scevra di contenuti tecnici rilevanti e prevedibilissima.
Due squadre su tre retrocesse a gennaio (e solo grazie al Crotone non è capitato un clamoroso en plein), lotta scudetto inesistente, squadre che fanno di tutto per evitare la partecipazione alla Uefa Europa League (sorella minore e povera della Champions), un campionato con una credibilità ai minimi termini.
Vertici inadeguati
I presidenti delle società militanti nella massima serie erano fin troppo abituati alle vacche grasse, basti pensare che le ultime due assegnazioni avevano fruttato rispettivamente 829 e 945 milioni di euro. Si sono allora chiesti, perché non partire da una base d’asta di un miliardo di euro già che ci fossero?



Premier fenomenale
Inutile guardare al campionato inglese, che è per noi italiani una chimera, con una forbice che si allarga inesorabilmente e che è lo specchio dell’inefficienza pericolosamente messa in scena, anno dopo anno, dagli inetti vertici del nostro calcio.
Oltremanica la Premier ha raccolto 2,72 miliardi, di cui quasi 900 milioni provenienti dai diritti esteri, quello che la serie A, nel caso delle più rosee aspettative, potrà essere in grado di raccogliere complessivamente. Non possiamo che rammentare il fatto che l’ultima della classe lì, incassi più della prima da noi (Sunderland batte infatti Juventus 105 milioni a 103).
Nessuna programmazione, nessuna capacità di attirare capitali stranieri (ci stanno provando le milanesi in mezzo a tante perplessità), inesistenti investimenti infrastrutturali e sui giovani, insufficiente sfruttamento del marketing e del merchandising, come si può solo pensare di crescere?
Il gap con le altre realtà estere aumenta a vista d’occhio, ed il peggio sembra davvero alle porte visto che i proventi delle tv sfiorano il 75% dei ricavi totali da noi, percentuale che si attesta attorno al 35-50 negli altri Paesi.
Siamo ostaggio delle Tv, che possono decidere come e quanto foraggiare la serie A, possono decidere persino di farla capitolare, ma cosa più grave di tutte, come si può garantire l’indipendenza e il prestigio di un campionato se un peso specifico così determinante lo possieda un solo broadcaster?
Asta deserta
Tra i principali operatori, Mediaset, ancora scottata dall’operazione non felicissima del conseguimento dei diritti TV della Champions League 2015-18 e soprattutto impantanata nella infinita disputa con Vivendi che acquisì quasi il 30% delle azioni del biscione tenendone bloccate le strategie di marketing, ha disertato l’asta per il campionato italiano.
Ma lo ha fatto anche per un ulteriore e principale motivo: perché a suo avviso, il pacchetto, che visto le sue deboli finanze avrebbe potuto permettersi, non le avrebbe garantito una posizione soddisfacente sul mercato, perché sprovvisto di numerose big.
Sky dal canto proprio, ha offerto la ‘miseria’ di 440 milioni, sia perché in una posizione strategica particolarmente dominante, sia perché è indubbio che il valore del prodotto serie A stia scadendo anno dopo anno.
Dopotutto, però, i responsabili del colosso che fa capo a Murdoch hanno affermato che se anche gli altri operatori avessero offerto cifre vicine alle basi d’asta per ognuno dei pacchetti disponibili (compreso ad esempio quello per la C per il quale ha partecipato con un’offerta insufficiente Perform Group), il raggiungimento del miliardo di euro complessivo non sarebbe stato poi così lontano.
La Lega Calcio gioca a poker e le sue carte più promettenti sono rappresentate:
a) Dalla eventuale ricomposizione del trittico Vivendi-Mediaset-Telecom, che rappresenterebbe un antagonista di ben altra risma per Sky;
b) Dalla minaccia di creazione di una TV di proprietà che gestirebbe le trasmissioni di tutte le partite di serie A;
c) Dalla consapevolezza che Sky non può rinunciare del tutto ai diritti di serie A, che sono per essa una fonte di enorme guadagno;
d) Dalla speranza che fantomatici altri competitor a breve possano manifestare interesse per il calcio.
Il calcio italiano non si rende conto che se anche per questo triennio dovesse spuntare una cifra ‘ragionevole’, che potrebbe attestarsi complessivamente intorno ai 700-800 milioni, si sta avviando lungo un baratro dal quale sarà impossibile uscire in tempi brevi.
All’estero hanno attivato dei circoli virtuosi attirando capitali stranieri, che consentono l’acquisizione di campioni e la formazione di compagini competitive, che portano a loro volta entusiasmo e risultati sportivi, con la conseguenza che il circuito si riavvia, da noi avviene esattamente l’opposto, è così difficile immaginare dove tutto questo sta portando il nostro calcio?

