Come è cambiato il ruolo del portiere di riserva nel corso degli anni
In passato l’allenatore di una squadra di calcio sperava di non doverlo mai mandare in campo. Alcuni storici portieri di riserva hanno guadagnato una discreta fama. Tra loro Giulio Nuciari, che detiene il record di panchine in Serie A per un portiere (333, con solo 17 presenze), Raffaele Di Fusco, storico secondo portiere del Napoli dello scudetto o Alberto Fontana, eterno secondo nel Torino. Ora, invece, il portiere di riserva è un titolare a tutti gli effetti che divide la porta con l’estremo difensore titolare. Il ruolo del portiere di riserva è, oggi, molto cambiato. Se indossi il numero 1 o il 12, fa poca differenza, perché da qualche anno a questa parte i grandi club hanno invertito la rotta rispetto alla scelta del loro dodicesimo uomo.
Il portiere di riserva svolge un ruolo assolutamente non secondario all’interno di una rosa, pur senza necessariamente mettere in discussione le gerarchie dei numeri uno. Il ruolo dell’estremo difensore, ad un’analisi più approfondita, è molto diverso da quello degli altri giocatori. Innanzitutto, l’intera divisa del portiere da calcio è differente, poiché deve distinguersi immediatamente dai compagni di squadra. Ci sono, poi, differenze tattiche e tecniche che possono emergere. Già nel corso degli anni novanta, il Milan allenato da Arrigo Sacchi propose un dualismo tra i pali: Andrea Pazzagli in campo nelle gare di Serie A e Giovanni Galli, già campione d’Europa, titolare nella Coppa dei Campioni poi vinta dai rossoneri. Il dualismo proposto da Sacchi era dettato da specifiche esigenze tecniche. Ogni calciatore, portiere compreso, ha caratteristiche che possono essere funzionali a un tipo di gioco. Non è da tutti avere la capacità di far partire l’azione da dietro, così come non è da tutti saper leggere bene le situazioni tattiche di quelle squadre che giocano con una linea difensiva molto alta.
Può accadere, poi, che il portiere di riserva si faccia preferire al portiere titolare per determinate condizioni climatiche o ambientali dello stadio dove si disputa la partita. Oltre al necessario bagaglio di esperienza, un portiere di riserva capace scelto per fare da chioccia al titolare potrebbe non incorrere in clamorosi errori: in caso di pioggia o forte umidità la presa sul pallone tende ad essere meno precisa e quindi, se si vuole evitare di incorrere in clamorose papere, devono essere utilizzati guanti da portiere realizzati specificamente per questa eventualità. Francesco Antonioli, titolare al Milan nei primi anni novanta, perse il posto dopo un errore clamoroso in un derby su un tiro innocuo di De Agostini. Al suo posto entrò Sebastiano Rossi che, dopo aver scavalcato nelle gerarchie, arrivò a battere il record di imbattibilità di Dino Zoff (929 minuti contro 903), poi battuto nuovamente da Buffon, che ha fissato il record a 974 minuti.
Il turnover, la panchina lunga e i molteplici impegni (si arriva fino a 60 partite in un anno) hanno determinato una necessaria evoluzione nel ruolo del portiere di riserva, adesso sempre più attento anche nella scelta dei guanti da portiere. Mentre prima il dodicesimo uomo era chiamato a entrare in campo solo in casi eccezionali, oggi deve scegliere guanti che abbiano una buona presa, sia asciutti che bagnati, e un buon grip. Serve, poi, un abbigliamento da portiere che garantisca di potersi salvaguardare da infortuni.