Football Leaks: scandali e segreti nel mondo del calcio
È possibile che una élite di calciatori ed allenatori milionari, che guadagna in un giorno quanto le normali persone in un intero anno, faccia di tutto per nascondere al fisco gran parte dei propri lauti guadagni?
È plausibile che escogiti sofisticati sistemi pur di non essere soggetta alla tassazione ordinaria nel Paese in cui presta la propria opera sportiva?
La risposta è sì! Anzi, è proprio grazie al potere che deriva dalla ricchezza, che questi facoltosi uomini sono in grado di accedere a mezzi e soluzioni utili a far loro risparmiare, per lo più illegalmente, le imposte su parte dei propri redditi.
Solo un gruppo di editori e di testate giornalistiche di primissimo livello poteva fare breccia nel dorato ed inestricabile ginepraio dei trasferimenti in denaro legati al mondo del calcio e nonostante sia stata schierata l’artiglieria pesante, l’inchiesta non ha trovato la eco che ci si sarebbe aspettato, perché in gioco ci sono forti interessi e pressioni di gruppi di potere molto influenti. Tanto è vero che ci sono stati giornali che pur avendo il materiale disponibile hanno deciso di non pubblicare e ci sono stati casi, come quello in Spagna, ove un magistrato madrileno ha firmato un’ordinanza che vieta la pubblicazione, sulla carta stampata o in forma digitale, di informazioni private di natura personale, finanziaria, fiscale o legale, con buona pace di chi sostenga, e lo hanno fatto in passato decine di tribunali in tutta Europa, che l’interesse pubblico alla conoscenza di informazioni di rilevanza sociale, quale è una presunta evasione fiscale di tale portata, prevalga sulla tutela della privacy.
Ma andiamo con ordine, innanzitutto, l’inchiesta di cui parliamo, denominata Football Leaks, è stata condotta da un network internazionale, denominato EIC (European Investigative Collaborations) formato dall’italiano L’Espresso, Der Spiegel (Germania), El Mundo (Spagna), Falter (Austria), Le Soir (Belgio), Mediapart (Francia), Newsweek Serbia (Serbia), Politiken (Danimarca), RCIJ/TheBlackSea.eu (Romania). Ad essa hanno partecipato anche l’inglese The Sunday Times, il portoghese Expresso e l’olandese NRC.
Ciò di cui non tutti sono a conoscenza è che l’EIC non si è occupato per primo dell’affare, ma i primi dati sugli anomali movimenti nel mondo dei trasferimenti calcistici e dei legami con fondi di investimento e paradisi fiscali sono stato pubblicati da un sito web, proprio dal nome Football Leaks.
Questa è una storia di spionaggio, di fonti anonime, di grandi società di capitali, di tentati ricatti e tentati insabbiamenti, il tutto strettamente associato ad uno degli sport più popolari ed importanti del pianeta.
L’EIC raccoglie il testimone di Football Leaks nel 2016, allorché il sito, dapprima coinvolto in un tentativo di estorsione e poi anche perché pesantemente attaccato da hacker, non riesce più a proseguire nel lavoro. Così la fonte anonima alla base dell’intera fuga di notizie consegna la smisurata mole di documenti al tedesco Der Spiegel, che decide saggiamente di condividerli con l’EIC per non essere sommerso dall’enormità di dati da esaminare.
Il vaso di Pandora ad oggi non è scoperchiato, è appena dischiuso. Il malaffare che governa il mondo del calcio è stato solamente tratteggiato. E non potrebbe essere altrimenti considerando i milioni di documenti e terabyte di dati da studiare, analizzare, documentare e collegare, soprattutto le conseguenze delle pubblicazioni, le reazioni al catena, il terremoto che dovrebbe sconvolgere e ridisegnare il calcio internazionale, tutto è appena cominciato.
Uno dei leitmotiv che compare nell’inchiesta è il continuo ricorso, da parte di calciatori e allenatori, ai paradisi fiscali ed a società offshore per depositare grosse somme di denaro e distrarre dunque ingenti somme al fisco dei vari Paesi competenti.
I casi più eclatanti sono quelli di José Mourinho e di Cristiano Ronaldo, ma riguardano tantissimi altri campioni (Angel Di Maria, Radamel Falcao, James Rodriguez solo per citare i più noti). Il pallone d’oro del Real Madrid, si evince dai documenti trafugati, ha versato, tra il 2009 ed il 2014, in società di comodo in Paesi caraibici con imposizioni fiscali irrisorie, quasi 150 milioni di euro, eludendo evidentemente la fiscalità spagnola. Stesso discorso, sebbene per importi più ‘modesti’ per il profeta di Setubal.
Dalle inchieste emerge anche che quando gli sponsor non acconsentivano a versare direttamente alle società offshore i compensi stabiliti, apposite società europee, soprattutto olandesi, in cambio di non marginali commissioni (tra il 5 ed il 7,5%), si incaricavano di raccogliere i corrispettivi dagli sponsor per poi girarli a loro volta nei paradisi fiscali.
Società e calciatori della serie A coinvolti
Emergono nomi di primissimo piano che hanno utilizzato il sistema definito Argentina connection (perché coinvolge per lo più società e giocatori della patria del tango): l’ex Palermo Javier Pastore, gli interisti Ever Banega e Juan Pablo Carrizo, il sampdoriano Ricky Alvarez, lo juventino Gonzalo Higuain, il romanista Leandro Paredes, l’ex giallorosso Erik Lamela. Tra le squadre coinvolte nell’inchiesta dell’Espresso, invece, ci sono le italiane Juventus, Inter, Milan, Roma, Napoli e Torino.
Non mancano gli aspetti bizzarri in alcuni contratti legati ai calciatori professionisti, come ad esempio il bonus da un milione di sterline per Mario Balotelli al Liverpool nel caso in cui non fosse stato espulso per più di 3 volte nell’arco della stagione per condotta violenta, non avesse sputato su un avversario o qualsiasi altra persona e non avesse usato un linguaggio ingiurioso.
O quello di Hugo Lloris, portiere del Tottenham, il cui contratto prevedeva un bonus di 3.500 sterline a partita per il solo fatto di scendere in campo da titolare, anche se la sua squadra avesse perso o pareggiato, in caso di vittoria poi tale bonus sarebbe lievitato a 7.000 sterline. Elementi che beninteso non costituiscono reato, ma che cozzano con la morale e con l’etica, soprattutto nei casi in cui personaggi già affermati e ricchissimi, pretendano lauti compensi per presenziare ad avvenimenti di beneficenza e alloggiare in hotel a 5 stelle viaggiando in business con ogni comfort disponibile: nella fattispecie è il caso di Fabio Capello per il Leo Messi & friends tour.
I soggetti coinvolti sono molteplici, non solo calciatori, allenatori, agenti, i loro consulenti e le società di comodo europee o caraibiche, ma anche fondi di investimento molto potenti in grado di mettere le mani sulle proprietà dei calciatori, condizionandone in parte i movimenti, oltre che sulle scelte politiche e finanziarie delle stesse società calcistiche, come accaduto al Twente, team olandese squalificato per 3 anni dalle competizioni internazionali dalla Fifa per questo genere di legami finanziari illeciti.
L’inchiesta nel suo complesso è stata avviata dalla più grande fuga di notizie nella storia dello sport, meriterebbe molto più spazio sui media a qualsiasi livello, soprattutto meriterebbe azioni politiche decise, rapide ed inflessibili, ma lo status quo nel calcio sembra insovvertibile.
Il sistema appare inarrestabile, non sono solo però i gruppi di potere con forti interessi in gioco a tentare di insabbiare tutto, il tifoso medio dal proprio canto, non fa alcuna pressione affinché si scavi a fondo, non si indigna se non riesce ad arrivare a fine mese mentre questa gente nasconde come niente decine di milioni all’estero, l’importante è che la domenica la propria squadra vinca.