Juventus-Milan, molto più di una finale
Cinquanta scudetti, 16 Coppa Italia, 9 Champions League e 6 intercontinentali.
Juventus e Milan sono pronte a scrivere una nuova tappa di una rivalità eterna che ha incendiato gli ultimi vent’anni.
Numeri impressionanti che da soli basterebbero a raccontare la grandezza di Juventus-Milan, una rivalità storica tra due delle squadre più vincenti del panorama calcistico italiano e internazionale che da 117 anni è capace di attirare su di sé le attenzioni dell’Italia prima e del mondo poi.
Se in campionato per svariati motivi da qualche anno non è più una sfida chiave per l’assegnazione dello scudetto, il Natale di svariati milioni di tifosi delle due fazioni sarà condizionato dall’esito di un appuntamento prestigioso come la finale di Supercoppa Italiana in programma il 23 dicembre a Doha, in Qatar.
Una rivincita per i rossoneri battuti nella finale di Coppa Italia lo scorso maggio. Un capitolo nuovo di una rivalità che negli ultimi vent’anni ha saputo toccare livelli altissimi e completamente distanti tra loro, che proviamo a riassumere in tre tappe fondamentali.
1. GAME, SET AND MATCH A SAN SIRO
La Juventus di Lippi è passata alla storia per i tanti successi in Italia e in Europa a metà degli anni Novanta. Quella squadra fu in grado di mettere fine al ciclo italiano più vincente dell’era Berlusconi come presidente del Milan, quello dei quattro scudetti in cinque anni con Capello allenatore.
Non solo nel 1994/95 i bianconeri vinsero il titolo nazionale interrompendo il dominio rossonero, ma l’anno dopo alzarono la Champions League riportando Torino sul tetto d’Europa e inasprendo la rivalità tra le due città più ricche e orgogliose del Nord Italia.
La partita che però è rimasta nella storia si giocò la stagione successiva, il 6 aprile 1997. Un Milan in crisi, eliminato dalla Champions ai gironi e con Sacchi in panchina al posto dell’esonerato Tabarez, venne umiliato in un San Siro soldout con la sconfitta più pesante di sempre in casa contro i bianconeri: 1-6 sotto i colpi di Vieri e Jugovic. L’epopea rossonera degli anni Novanta finì lì.
2. SHEVCHENKO E LA VITTORIA DI GHIACCIO
Se la vendetta è un piatto che andrebbe gustato freddo, il Milan lo servì ai suoi tifosi con gli occhi di ghiaccio di Andriy Shevchenko. Il 28 maggio 2003 è una data che ogni rossonero ha tatuato nella mente, così come il primopiano sulla rincorsa dell’attaccante prima del rigore vincente contro Buffon nella finale di Champions League.
La sfida più importante tutt’oggi in 117 anni di battaglie e una ferita ancora sanguinante nei ricordi dei fedeli bianconeri. Fu una brutta partita, va detto, dove vinse la tensione. Dopo un primo tempo a tinte rossonere, la Juventus infranse i suoi sogni prima sulla traversa di Conte e poi nelle mani di Nelson Dida, eroe della serata al pari del Pallone d’Oro ucraino con i tre rigori parati a Trezeguet, Zalayeta e Montero. Il punto più alto della rivalità si tinse di rossonero.
3. LA ROVESCIATA SCUDETTO DI DEL PIERO
L’ultimo grande crocevia si è giocato l’8 maggio 2005 a San Siro. Con le due squadre appaiate in testa a quota 76 punti a quattro giornate dalla fine, la sfida del Meazza assunse i contorni di una finale scudetto.
Da una parte il Milan di Ancelotti, quello che due settimane dopo si sarebbe giocato la finale di Champions a Istanbul contro il Liverpool, probabilmente la miglior formazione rossonera degli ultimi vent’anni; dall’altra la Juventus di Capello, imbottita di campioni in tutti i reparti del campo.
La sfida con il più alto tasso tecnico dal 1995 in poi, senza ombra di dubbio, fu decisa da un gol di Trezeguet, ma soprattutto dall’invenzione in rovesciata di Alex Del Piero che fornì l’assist al gemello del gol francese. Assist da tre punti e a conti fatti da scudetto.
ORA SI CAMBIA: GENERAZIONI A CONFRONTO
Dal 2005 a oggi, complice Calciopoli prima e il momento appannato del Milan poi, la grande rivalità è rimasta più fuori dal campo che dentro. Tolto il “gol di Muntari” o qualche polemica arbitrale qua e là, la posta in palio è sempre stata meno importante della sfida stessa.
Ora però qualcosa può cambiare, in Qatar. I giovani promettenti del Milan, sono stati già capaci di vincere lo scontro diretto in campionato lo scorso novembre, contro la corazzata juventina lanciata verso il sesto scudetto di fila.
Donnarumma contro Buffon come sintesi tecnica perfetta di due mondi al momento opposti, ma uniti dalla tradizione di una rivalità calcistica praticamente eterna per un appuntamento che potrebbe segnare una nuova tappa.
Un punto di rilancio di una sfida sentita ma sempre corretta, di cui il calcio italiano, in fondo, avrebbe davvero bisogno.